26/08/2013
|
|||||||||||||||||
ANTONIO GRASSO - 05/11/39 - 11/05/21 - APPASSIONATO DI COMUNICAZIONE “Mi chiamo Antonio, per gli amici più stretti Tonino, ma a me sinceramente questo diminutivo non è mai piaciuto, forse glielo perdono, perché anche la mia mamma mi chiamava così… Sono molto riservato, spesso taciturno, a volte schivo e a detta di tanti orgoglioso, ma io non me ne rendo conto… Anche se fossi ancora con voi, non mi lamenterei mai del mio dolore fisico o psicologico, perché è così che sono, per decoro e compostezza, eppure di sconfitte, dolori e tragedie ne ho attraversati tanti, ma ho cercato di affrontarli con tutte le energie, credendo troppo spesso nella giustizia umana prima che in quella divina. Ho paura di volare e degli aerei, perché durante la 2° guerra mondiale, all’età di 4 anni, ho attraversato il Mediterraneo a bordo di un caccia, andando dalla Grecia all’Italia. Per sfuggire ai bombardamenti, i piloti facevano acrobazie, ricordo ancora il volto terrorizzato di mia madre e i suoi pianti. Il suo strazio era anche per mio padre, prigioniero dei soldati tedeschi e deportato in campo di concentramento in Germania… Da bambino avrei voluto diventare falegname o capotreno, amavo plasmare il legno e costruire trenini. Ma la mia grande passione è sempre stata il mare… Nonostante studiassi con impegno, a volte mi nascondevano i pantaloni, per obbligarmi a fare di più e non permettermi di uscire. Mi piaceva capire a fondo ogni materia anche per poter entrare in confronto dialettico con i miei insegnanti. Visti i buoni esiti scolastici, i miei genitori mi hanno fatto sostenere degli esami per saltare ben due classi, la quinta elementare e la terza media. Il risultato è stato che mi sono ritrovato troppo piccolo ad affrontare fatiche che non rispettavano il mio sviluppo evolutivo. Al liceo poi ho trovato compagni già adulti perché avevano perso gli anni scolastici a causa della guerra/ e l’università, a soli 17 anni, è stata per me una grande sfida … mi sentivo ancora il bambino che sognava la pialla e i morsetti mentre stavo diventando un Ingegnere. Il mio cuore è sempre stato liberale, anche se non ho mai amato le tessere di partito, ho lottato per le idee e la verità e sono riuscito a raggiungere obiettivi importanti, che hanno reso più vivibile la mia città. Nella mia carriera di ingegnere ho avuto l’opportunità di realizzare molte opere: strade, ponti, ville, palazzi, barche a vela, che mi sono costate tante notti insonni, e non ultimo ho avuto il piacere di poter trasmettere la mia conoscenza e la mia esperienza a tanti colleghi e alunni delle scuole professionali. Sono stato innalzato al sommo degli onori e delle umane prosperità, ma la perpetua mutazione delle cose, mi ha condotto a vivere in austerità e umiltà. Le mie opere più importanti sono i miei tre figli, li amo in modo viscerale e avrei voluto evitargli tutte le fatiche che la vita presenta, ma purtroppo anche per loro non ci sono stati sconti, nonostante abbia tentato di fargli scudo, finché le vesti a brandelli hanno mostrato la mia carne viva. Ho amato molto e ho cercato di farlo più con i fatti che con le parole. Non sono sempre stato in grado di leggere nel cuore delle persone, mi sono fidato anche quando non avrei dovuto. L’affetto non mi basta mai … forse perché all’epoca mia i bambini si baciavano solo di notte, quando dormivano. Con Angela, mia moglie, ci siamo sopportati, amati e supportati per 62 anni, e ho scoperto quanto fosse importante per me quando, anni fa, ho vissuto il terrore di perderla. Se potessi, adesso sgancerei gli ormeggi e solcherei le acque del mare per poter sentire ancora il vento e il sale sul mio viso… Buon vento a tutti!” |